Wednesday, 15 September 2021

Two Fascinating Poems by Bruce Hunter




Aria for Dante

 

In Italy, on Dante Alighieri Day,
glum news, over seven thousand souls now.
I seek my solace in the garden of this, my cold country,
as sleet turns to rain. Robin trills the dawn.
Back from Mexico for another year.
Spring’s sweet twerp in a jazzy red vest.

Outside the train station in Bologna
Not far from Torre Degli Asinelli
A line of green lorries of Esercito Italiano
wait under the streetlamps
to carry home the bodies of the beloved.

There is a hush over Tuscany.
This is only the beginning.
I worry after my friends from the villages:
Alice, Simone in Poggibonsi. Others
from Castellina, San Gimignano, Siena.

Where at dinner one night at a trattoria,
the old joke played on the tourist.
A giant pepper grinder left at my plate.
When I finally reach for it, out came their cell phones
and we all laughed. I’d been had. Again.
Walking at midnight in the moon’s sheen
on the cobblestones of Piazza del Campo.

Where the Contrades’ horses race a mad course
through these narrow streets in August.
Alice stops at the old Asylum
I should know this, she teases. But I do.
Crazy poets in a country where they love them.

Amongst marled hills the colour of pumpkins,
Chianti’s sweet soil for its noble wines.
Lavender winds in the region of Tuscany,
in the province of Siena,
in the comune of Monteriggioni,

behind the high stone wall with eleven towers.
On a quiet street, a bench below Dante’s words.
a traitor betrayed the village, burns in hell.
All our villages and bodies now,
towers no defense. Hell no longer allegorical.

In my sleepy garden, I rouse the soil with a spade.
Robin tiptoes behind me, copping worms
for his mate in the eaves.
Who leads me away. Too close,
too close, she cries.

I’m the gardener, I tell her,
who fills the feeder for your babies.
My whole life deaf, I hear all her songs now –
a miraculous coil planted in my cochlea
– her insistent squalls of joy at dawn.

Until the Palio runs again, crowds jostle and cheer,
we have this: raw earth, first rain, a nest.
Splendid notes. Spring’s first aria,
That, she has always sung.
Whether we hear her or not.

 

 

Aria per Dante

 

In Italia, nel giorno di Dante Alighieri,
notizie cupe, settemila anime adesso.
Cerco sollievo nel giardino di questo, mio paese freddo.
mentre il nevischio si fa pioggia. Il pettirosso gorgheggia all’alba.
Di ritorno dal Messico per un altro anno.
Felice idiota di primavera in una vivace livrea rossa.

Fuori dalla stazione ferroviaria di Bologna
Non lontano dalla Torre Degli Asinelli
Una fila di verdi camion dell’Esercito Italiano
attende sotto i lampioni
di riportare a casa i corpi dei cari.

C’è un silenzio sulla Toscana.
Questo è solo l’inizio.
Mi preoccupano i miei amici dai paesi:
Alice, Simone da Poggibonsi. Altri
da Castellina, San Gimignano, Siena.

Dove a cena una sera in trattoria,
il vecchio scherzo tirato al turista.
Un enorme macinino accanto al mio piatto.
Quando infine lo afferro, son saltati fuori i cellulari
e abbiamo riso tutti. Me l’hanno fatta. Di nuovo.
Nel passeggiare a mezzanotte allo splendore della luna
sui sampietrini di Piazza del Campo.

Dove i cavalli delle Contrade gareggiano in una folle corsa
per questi vicoli stretti ad agosto.
Alice si ferma al vecchio manicomio
Lo dovrei conoscere, prende in giro. Lo conosco, infatti.
Poeti folli in un paese dove li amano.

Tra le colline fasciate del colore delle zucche,
Il terreno dolce del Chianti per i vini pregiati.
Venti lavanda nella regione Toscana,
nella provincia di Siena,
nel comune di Monteriggioni,

dietro le alte mura in pietra dalle undici torri.
In un vicolo quieto, una panca sotto le parole di Dante.
un traditore tradì il paese, brucia all’inferno.
Tutti i nostri paesi e corpi ora,
torri senza difesa. Inferno non più allegorico.

Nel mio giardino dormiente, risveglio il terreno con una vanga.
Il pettirosso mi zampetta dietro, rifornendosi di vermi
per la compagna sulle gronde.
Che mi conduce lontano. Troppo vicino,
troppo vicino, lei lamenta.

Sono io il giardiniere, le dico,
che riempie la mangiatoia per i tuoi piccoli.
Sordo per tutta la vita, odo tutti i suoi canti ora –
una spirale miracolosa impiantatami nella coclea
– le sue urla insistenti di gioia all’alba.

Finché il Palio si fa ancora, le folle si accalcano ed esultano,
questo abbiamo: terra grezza, prime piogge, un nido.
Note splendide. La prima aria della primavera,
Che lei ha sempre cantato.
Che la si senta o no.


(traduzione di Angela Caputo)

 

Abstraction White Rose (1927) Georgia O’Keeffe

(for Lisa Stein)

The gardener never forgot the rose
in that art gallery years ago.
Blooms voluminous and inviting.
Painted by a brush dipped in clouds. Velvet entrance
and escape. Large as a table top.
O’Keeffe sees as he sees. And as he does in his work,
the gardener opens his palms
to cradle it. Until a guard cautions him.
Sir. Please. Do not touch the paintings.

To the gardener, A rose is not
a rose is a rose is a rose is a rose.
It is everything in everything. Upcurl of riptide.
Waterfall’s white lip. Conch’s pink mantle.
Miracle of eye, cornea. It’s all labia, throat and folds.
Vulva and stars, galaxies’ linen petals.
Within and beyond. A centre that gives
and comes from seed. Kiss’s wet hiss
in the slippery underbelly of night. Noir.

If you must lift them
cup the bud or the flower, at the cusp
gently. Be mindful of the thorns, always.
Their triangular blades can poison the blood
that feeds the heart and kill it.

His fingers brush against many small knives.
There is no fear in longing.
He’ll risk serving beauty one more time.
His eyes age-softened, and his lips too.
And at night when the trees sleep,
their fibrous heads in the ground,
they remember drought follows rain.

That at sunrise, his drowsy tongue laps dry air.
As the roses lift and reveal their thirst.
O’Keeffe is right. We emerge
from the turned-down underlip, breathless, blind.
Touched by dawn-sleek rosehips.
Delirious in all this raw new air.
to tipple again from a petaled cup.

 

Abstraction White Rose (1927) Georgia O’Keeffe
(per Lisa Stein) tradotto dall’autore

Il giardiniere non ha mai dimenticato la rosa
in quella galleria d’arte anni fa.
Fiorisce voluminosa e invitante.
Dipinta da un pennello immerso nelle nuvole. Ingresso di velluto
ed evasione. Grande come un piano d’appoggio.
O’Keeffe vede come vede lui. E come fa nel suo lavoro,
il giardiniere apre i palmi
per cullarla. Finché una guardia non lo avverte.
Signore. Per favore. Non tocchi i dipinti.

Per il giardiniere, una rosa non è
una rosa è una rosa è una rosa è una rosa.
È il tutto nel tutto. Ricciolo di marea.
Il labbro bianco della cascata. Il mantello rosa dello strombo.
Miracolo dell’occhio, cornea. È tutta labbra, gola e pieghe.
Vulva e stelle, petali di lino delle galassie.
Dentro e oltre. Un centro che dona
e viene dal seme. Il sibilo umido del bacio
nel viscido ventre della notte. Noir.

Se devi sollevarli
disponi il bocciolo o il fiore, con la cuspide
delicatamente. Sii attento alle spine, sempre.
Le loro lame triangolari possono avvelenare il sangue
che nutre il cuore e lo uccide.

Le sue dita sfiorano molti piccoli coltelli.
Non c’è paura nel desiderio.
Rischierà nel servire la bellezza ancora una volta.
I suoi occhi sono ammorbiditi dal tempo, anche le labbra.
E di notte quando gli alberi dormono,
le loro cime fibrose nel terreno,
ricordano che la siccità segue la pioggia.

Che all’alba, la sua lingua assonnata lambisce l’aria secca.
Mentre le rose si sollevano e rivelano la loro sete.
O’Keeffe ha ragione. Emergiamo
dal labbro inferiore rovesciato, senza fiato, ciechi.
Toccati da cinorrodi lucenti all’alba.
Deliranti in tutta questa nuova aria cruda.
per bere di nuovo da una tazza di petali.

 

Deafened as an infant, Bruce Hunter trained as an arborist and landscaper before attending university in his late twenties. His Two O’clock Creek – pomes new and selected, won the 2009 Peoples\ Poetry Award in Canada. His stories, articles and poems have appeared in more than 80 journals, blogs and anthologies in Canada, the U.K., the U.S., China, Romania, and Italy.

He is the author of five books of poetry, a collection of short stories and the novel, In the Bear’s House, which won the Canadian Rockies Prize at the Banff Mountain Film and Book Festival, about a deaf boy who finds love and redemption in the in the rugged Canadian backcountry.


No comments:

Post a Comment

Three Poems by John Patrick Robbins

  You're Just Old So you cling to anything that doesn't remind you of the truth of a chapter's close or setting sun. The comfort...